La creatività è l’arte di combinare elementi esistenti in modo originale. Con coraggio, curiosità e sudore si ottengono risultati nuovi e utili.
La creatività è un’attitudine distintiva, ma non esclusiva, dell’essere umano, è la capacità di porsi domande e trovare risposte, è l’innata propensione a essere curioso, è saper individuare problemi e inventare soluzioni.
La creatività non appartiene solo ai professionisti che lavorano in determinati settori, come pubblicità, comunicazione, arte, architettura, tecnologia, cucina. È presente nel cervello di tutti gli esseri viventi ed è alimentata dalla connessione e collaborazione dei due emisferi, razionale ed emotivo.
La creatività è l’abilità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili.
Questa, la definizione più diffusa proposta da Henri Poincaré, francese, matematico, fisico, astronomo, filosofo della scienza e ripresa da Annamaria Testa nei suoi testi. Precursore della Teoria della Relatività, narra le sue esperienze e la personale considerazione in merito alla creatività e sui processi mentali nel libro Scienza e metodo:
“Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine […] Inventare consiste proprio nel non costruire le combinazioni inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un’esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere […] fra tutte le combinazioni che si potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti da settori molto distanti […]”
Poincaré, così identifica il fenomeno-creatività mettendo in evidenza due concetti chiave che esplicitano in cosa consiste una “produzione di nuove combinazioni utili” e come questo può essere ottenuto, mediante l’”unione di elementi preesistenti”.
La creatività è ars combinatoria, come ci insegna Umberto Eco.
Poincaré aggiunge dei dati importanti al semplice processo creativo, sottolineandone presupposti, condizioni e risultati:
- PRESUPPOSTO: nulla si crea dal nulla. Il nuovo nasce sempre da qualcosa già esistente;
- CONDIZIONI: essere abili nel selezionare gli elementi giusti da combinare. È necessario conoscere nel dettaglio gli elementi scelti, farsi guidare dall’intuizione e dall’istinto nel processo decisionale. L’esperienza affina le tecniche e metodi e il coraggio di tentare porta risultati.
- RISULTATI: la combinazione prodotta deve avere il carattere di novità e utilità, questo il senso dell’atto creativo.
Da buon matematico, Poincaré teorizza una formula generale con cui definisce la creatività come il prodotto tra una quantità variabile di “nuovo” e una quantità variabile di “utile”:
C = n X c
Le variabili devono necessariamente poter essere quantificate, in assenza di utilità o novità, un’idea non potrà essere considerata creativa.
La creatività rompe gli schemi ma non infrange le regole
La creatività supera le regole per crearne nuove e migliori e per riuscire nell’intento servono conoscenze, competenze e preparazione. Ecco sfatato il mito del “talento creativo”. Si può nascere talentuosi ma si diventa creativi con tanto studio, allenamento costante, curiosità, propensione a predire gli errori e rimediare. Ci vuole tempo e fatica per esprimere al meglio le proprie potenzialità, soprattutto quelle creative.
“La creatività è l’1 per cento di ispirazione e il 99 per cento di sudore” (Edison)
L’uomo è libero di pensare, ma non è capace di farlo nel e dal nulla. La lampadina nella mente si accende quando esiste un problema da risolvere, un ostacolo da affrontare, un vincolo da sciogliere, teorie inadeguate da cambiare. Quindi, sono proprio le costrizioni, percepite come una gabbia, come criteri a cui attenersi o come direzioni da seguire per raggiungere la meta, che stimolano il motore della fantastica macchina creativa.
Creare un qualcosa di nuovo e utile senza vincoli è difficilissimo e lo afferma Frank Gehry, durante un’intervista rilasciata a Forbes, dove ricorda la sua terribile esperienza nel progettare una casa “senza vincolo alcuno”. Lo stesso architetto e progettista che, nel rispetto di regole e restrizioni, ha realizzato lo straordinario Guggenheim Museum di Bilbao.
La creatività, più che libertà, è diversità.
Viviamo nell’era in cui l’accezione di contaminazione è stata completamente stravolta, da negativa a positiva. Oggi si parla di contaminazione in cucina, musica, scrittura, arte e come detto da Lorenzo Marini, pubblicitario, scrittore e artista italiano durante un TED Talks: “siamo nel bel mezzo di un’impollinazione creativa”.
L’atto creativo presuppone il DUE o il gruppo e, in entrambi i casi si parla di persone uniche e diversa per età, genere, cultura, conoscenze, formazione, provenienza, interesse ed esperienze. Una meravigliosa diversità da cui nascono idee brillanti e originali. Si pensi alle tecniche di brainstorming molto amate e praticate nelle agenzie di marketing e comunicazione, animate dal diffidente, dal criticone, dal visionario, dal razionale, dal visual designer, dal copywriter, dall’art director, dal marketer, dallo strategist, dal junior e dal senior.
Qui, ogni atto fisico è preceduto da un attimo, è l’atto in cui il collaboratore pensa e propone nuove idee, contaminando l’altro e sconfiggendo la paura di provare e sbagliare. Il coraggio è il miglior amico della creatività e basta crederci per svilupparla.
L’evoluzione di un processo creativo
Tanti sono gli autori che hanno descritto lo sviluppo di un’idea creativa, dal concepimento alla realizzazione finale della stessa.
Il più celebre è lo psicologo ed educatore inglese Graham Wallas, che nel 1926 insieme a Richard Smith, ha scritto The art of thought, nel quale narra le fasi in cui si articola un processo creativo. La sequenza proposta da Wallas prevede un’alternanza tra pensiero logico che caratterizza la 1° e la 4° fase e pensiero analogico che caratterizza la 2° e la 3° fase. Il primo procede in modo coerente seguendo ragionamenti chiari e strutturati per sequenze: prima/dopo, causa/effetto e premesse/conseguenze; il secondo si sviluppa per somiglianze, suggestioni, differenze e metafore.
Le fasi del modello:
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PREPARAZIONE
Raccolta di dati, materiale e informazioni utili su cui lavorare. Selezionare gli elementi già esistenti, di cui parla Poincaré, iniziare a ragionare su possibili connessioni e nessi logici. Importante è captare gli stimoli e non dare nulla per scontato, perché il seme dell’idea creativa può nascondersi anche in posti impensabili.
In questa fase serve una buona dose di individuazione e risoluzione problemi.
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INCUBAZIONE
È il momento di tentare, distruggere e sbagliare.
“Ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione”, Pablo Picasso.
Questa fase prevede l’elaborazione mentale degli elementi disponibili, attraverso la distruzione delle convinzioni e del significato preesistente negli elementi selezionati, per proseguire con la ricerca di un nuovo ordine che possa produrre un senso innovativo. Durante il brainstorming si mettono nero su bianco possibili combinazioni, analogie, differenze, ci si confronta e si procede con lo scarto delle idee inutili.
Il flusso di pensiero prende il sopravvento in maniera disordinata e instabile, senza mai fermarsi neanche nei momenti in cui l’attenzione della persona è spenta o a riposo. Da qui il detto: “la notte porta consiglio”.
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ILLUMINAZIONE O INSIGHT
All’improvviso gli occhi si sgranano, un balzo sulla sedia, si accende sul volto un sorriso, una forte reazione emotiva pervade l’organismo: è l’istante dell’intuizione.
Gli elementi scelti si uniscono e danno vita all’idea nuova, allora la soluzione esiste davvero.
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VERIFICA
Una volta partorita la nuova idea creativa, occorre ridimensionarsi e tornare a essere metodici per verificarne l’effettiva utilità, mediante prove, messe a punto e formalizzazione. Inizialmente, un’idea può apparire fantastica, unica; ma è il confronto con la realtà che ne certifica valore e consistenza. Questa è una fase delicata, insegna ad accettare critiche, errori, risposte negative e al contempo stimola lo stato di resilienza per rialzarsi, ritentare e riaccendere la mente. Obiettivo: trovare una soluzione più innovativa, più utile e più creativa.
Wallas parla anche di una sub-fase che precede l’illuminazione, definita INTIMATION. Corrisponde a un’intima sensazione positiva, accompagnata da una crescente eccitazione che trasmette la percezione di aver intrapreso la giusta via.
La creatività non è fatta solo di razionalità. L’idea creativa nasce da mille perché, da fatti, concetti ed elementi già esistenti, ma saranno le emozioni a guidare l’intero processo creativo. Per l’arrivo in vetta sono determinanti la curiosità di scoprire e il coraggio di rischiare.
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