Il potere del Native Advertising

By 17 Settembre 2018

Il Native Advertising è nato dagli albori del web, nell’esatto momento in cui i grandi colossi pubblicitari si sono accorti del business che si sarebbe creato se la pubblicità oltre che offline si fosse propagata anche online.

Per fare in modo che l’advertising non venisse percepito dai consumatori con un mero messaggio pubblicitario, si è sviluppato il trend nel creare grafiche appositamente studiate (emozionali, persuasive, colorate o video) o ingaggio di Influencer per essere in linea con la comunicazione integrata del brand ed adeguare i valori aziendali sul web.

Il problema che si crea, però, è proprio nel punto che ti abbiamo appena esemplificato: come si può rispettare il codice di autodisciplina pubblicitaria, che sostiene che la pubblicità deve essere palese e riconoscibile, quando l’obiettivo del Native Advertising è quello di non essere palese all’utente?

Ad oggi, una legge specifica per il Native Advertising non esiste; il codice di autodisciplina pubblicitaria ha fornito comunque delle disposizioni che regolano i parametri della pubblicità e come la pubblicità deve essere creata.

A cavallo tra la fine del 2016 ed inizio 2017 è stata emanata una DIGITAL CHART contenente le linee guida ed i suggerimenti (non hanno valore di legge) che dovrebbero essere presi in considerazione dal brand stesso e dagli Influencer:

se la pubblicità per legge deve essere palese, non può essere occulta e dunque risulta illegale non dichiarare in modo netto, chiaro ed immediato che si sta promuovendo una campagna pubblicitaria.

Ti facciamo un altro esempio per spiegarti meglio questo concetto:

quando un personaggio pubblico indossa le sue runners per esempio di Nike, all’interno del post (foto o video che sia) deve essere scritto in modo palese e chiaro che quel tipo di comunicazione è sponsorizzato da un brand; un brand, che si aspetta di ottenere maggior visibilità grazie all’ingaggio di quel specifico testiomonial/influencer/vip ecc e che ha pagato quel personaggio per realizzare quella determinata campagna pubblicitaria.

Qui di seguito alcune linee guida presenti nella digital chart:

 

  1. Nella parte in alto del post dovrà esserci il messaggio immediato che si tratta di un annuncio pubblicitario scrivendo pubblicità/advertising o sponsorizzato da/sponsored by, promosso da/promoted by, in collaborazione con/in partnership with, prodotto da o regalato da e così via.
  2. Nei primi tre hashtag devono essere presenti le seguenti voci: #pubblicità #advertising #ad #nomebrand

La GCM, l’autorità garante della concorrenza del mercato, al contrario dell’istituto di autodisciplina pubblicitaria, può emettere sanzioni.

Questa autorità è entrata in gioco innanzitutto per tutelare i consumatori: come dicevamo prima, la pubblicità deve essere chiara e ben visibile per ogni fascia d’età: anche se hai la nonna più smart del mondo deve avere ben chiaro nella sua mente che se un personaggio pubblico indossa un abito di Armani è perché Armani ha pagato quel personaggio per indossarlo e non per beneficienza.

Dal momento che la pubblicità online è sfuggita molto di mano negli anni, il 2016 è stato il periodo temporale in cui la GCM decide di porre dei limiti e sanzionare alcuni trasgressori.

In che modo è intervenuto? Nel luglio del 2016 invia lettere di moral suasion ad alcuni dei principali influencer dove rimprovera, sia gli influencer, che i brand – che non si sono impegnati a rispettare le regole pubblicitarie ad iniziare a farlo – e spiega loro come rendere palesi le campagne pubblicitarie agli occhi dei consumatori OBBLIGATIORIAMENTE.

Le celebrity rispondono positivamente al reclamo senza aver dovuto pagare sanzioni troppo elevate.

Però, il 10 febbraio 2018 Michelle Hunziker scrive:

“Per la quarta serata del Festival ho deciso di portare omaggio, con la scelta dei miei abiti, a questa splendida cittadina vestendo Moschino.
Sanremo è la città dei fiori e nulla più dell’ultima collezione disegnata da Jeremy Scott poteva essere più adatto.”
Sarà davvero così?

Ci sono alcuni Influencer che, a giudicare dalle loro stesse immagini, sembrerebbe si siano dimenticati di alcune regole oppure hanno firmato clausole differenti che noi come utenti non conosciamo?

 

La situazione, ad oggi, come è regolamentata? A due anni dall’invio delle moral suasion è davvero cambiato qualcosa?

Siamo certi che sul web c’è attualmente un enorme caos, tutto è sfuggito di mano specialmente nel ramo advertising.

Non essendoci una legge vera e propria che regoli il Native Advertising e che dall’altra parte tuteli i consumatori, ci sono personaggi che pubblicano correttamente, altri invece no.

Da un lato, mentre per le celebrities è facile intuire che siano state pagate per indossare quel determinato vestito di quel determinato brand, per i micro influencer come funziona?

Come viene stabilito chi è un microinfluencer e chi è un influencer, quando hanno un obbligo nei confronti della comunicazione?

Purtroppo stiamo ancora aspettando che vengano regolamentate nuove normative per iniziare ad avere ben chiaro come muoversi sul web in modo:

  • Rispettoso
  • Pulito
  • Coerente
  • e soprattutto legale.